INSIEME è pienamente partecipe della “Giornata della Vita” di oggi, domenica 6 febbraio, che va intesa come un messaggio che sollecita e coinvolge l’intera comunità civile e la stessa politica. A prescindere dagli schieramenti politici e dalle diverse sensibilità culturali, perché essa afferisce a quanto è patrimonio di tutti e in tutti sviluppa un sentimento di cura e di rispetto.

Resterebbe un vano esercizio di retorica raccontarci che “nulla sarà più come prima”, se non accogliessimo la cesura storica rappresentata dalla pandemia come un invito perentorio ed ultimativo ad uscire dall’ambigua dissociazione di cui soffriamo e a considerare come, se non altro, gli ultimi due anni hanno riportato al centro dell’attenzione e della preoccupazione del mondo intero proprio ciò che di più diretto ed immediato caratterizza la nostra umanità: appunto, il senso della Vita.

Da un lato, sentiamo l’espressione dei buoni sentimenti. Un omaggio commosso alla centralità della persona, alla dignità della vita, ad un umanesimo integrale, ai diritti umani, al principio di uguaglianza e la denuncia accorata di abissali fratture e divaricazioni sociali che offendono, umiliano, avviliscono, escludono troppe persone, bambini e giovani, anziani e famiglie intere, comunità emarginate. Quello che, insomma, viene unanimemente riconosciuto, da credenti e non credenti, nei grandi messaggi di Papa Francesco che sollecitano alla ricerca dappertutto della fiamma della solidarietà e della Giustizia sociale che non può non trovare un suo sostanziale fondamento se non in quel primo presupposto di partenza costituito dal diritto alla Vita, dal diritto alla Pace e alla ricerca delle migliori condizioni in grado di assicurare un’esistenza dignitosa e alla pari con tutti gli altri.

Ciò vale per tutti gli esseri umani, qualunque sia la loro etnia, la loro fede religiosa, il colore della loro pelle e il genere che li caratterizza.

Dall’altra, però, fa da contraltare un costante, persistente orientamento giuridico e legislativo dominato, come ha lamentato lo scorso settembre il Presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Gualtiero Bassetti, dal “prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza, né le relazioni interpersonali”. Così come prevalgono atteggiamenti individualistici e discriminatori o basati sull’egoismo sociale, etnico e nazionalistico.

INSIEME ritiene che oggi la politica – e dovrebbe essere un impegno di ciascuna forza, nel rispettivo radicamento culturale di ognuna – esiga un percorso di “rifondazione antropologica” delle sue ragioni e delle sue categorie interpretative. Un processo di rivisitazione della nostra “auto-comprensione”, dunque, alle soglie di una nuova stagione, segnata da imponenti svolte epocali.

Per quanto ci riguarda, come formazione politica di chiara ispirazione cristiana, ribadiamo come sia per noi prioritario un impegno diretto a custodire e promuovere la vita sulle frontiere del nascere e del morire, così come in ordine al tema della Pace – come recita lo stesso logo di INSIEME – e delle migrazioni, della povertà culturale ed educativa delle giovani generazioni, delle offese, in ogni forma, recate alla giustizia sociale ed alla dignità dell’uomo.

Ribadiamo perciò anche in questa occasione il nostro netto rifiuto delle proposte volte a legalizzare l’omicidio del consenziente che di fatto significano rinunciare a sovvenire con la solidarietà e la cura le persone nelle situazioni di estrema infermità fisica e mentale. Chiediamo inoltre con forza che finalmente siano attuate tutte le provvidenze già previste dalla legge 194 ma tuttora inattuate che aiutino le donne a non sentirsi abbandonate e a non rifiutare la vita del nascituro nel momento in cui la responsabilità di una gravidanza sembra troppo pesante per loro. E ciò a maggior ragione in considerazione del “deserto demografico” che viviamo in Italia e dopo la drammatica esperienze della pandemia che ci stanno costringendo ad una forte riflessione sul senso della nostra esistenza e ci confermano nella necessità di fare una scelta costruttiva per la Vita intesa in quella maniera ampia che essa naturalmente richiama e richiede.

Il dualismo tra Vita evocata e Vita respinta deve finire. La bellezza della Vita,nel suo significato più alto e nobile, torni ad essere la protagonista in tutti quei luoghi istituzionali e di azione politica; l’apertura al futuro richiederà da parte di tutti noi assunzioni di responsabilità, ricerca di verità e prossimità contro una visione di morte da troppo tempo presente nel vissuto di tanti sotto la veste di ritrovata libertà

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