Pubblichiamo il Documento politico approvato all’unanimità dalla Direzione di INSIEME nella riunione di giovedì 20 gennaio dopo un’approfondita riflessione sulla situazione italiana e internazionale.

 

Mentre è ormai prossimo il giorno di inizio delle votazioni per la Presidenza della Repubblica tutti i partiti continuano ad inseguire giochi tattici di basso profilo e poco trasparenti e lasciano affiorare candidature del tutto inadeguate a ricoprire la più alta carica istituzionale. Soprattutto, appaiono dimentichi dei veri problemi del Paese.

Tra questi, spicca la grave crisi in cui è finito definitivamente l’intero sistema politico-istituzionale. Anche la recente, bassissima affluenza al voto per le elezioni suppletive di Roma, dove si è recato alle urne poco più dell’11% degli aventi diritto, costituisce l’ultima conferma di quanto l’attuale classe politica si sia allontanata dai cittadini.

Dobbiamo constatare come, entrambe, maggioranza e opposizione continuino a non porsi il problema della credibilità loro e delle istituzioni e di come, sostanzialmente, concorrano alla perdita pericolosa della sostanza democratica dei processi decisionali del Paese.

Questo stride con l’importante impegno profuso da Sergio Mattarella cui va il più sentito ringraziamento per un settennato denso di saggezza, ascolto, dialogo e instancabile dedizione nel tentativo di persuadere partiti ed istituzioni a perseguire un’attitudine di servizio esclusivo per il Bene comune. È forte il rammarico per la sua decisione di non essere disponibile per un nuovo settennato, sulla base di motivazioni anche di interpretazioni d’ordine costituzionale che ne fanno ulteriormente apprezzare la statura morale e la coerenza e che, paradossalmente, semmai confermano che in questa situazione egli rappresenta ancora il candidato migliore al Quirinale e, in ogni caso, un punto di riferimento cui dovrà guardare il suo successore e l’intero Paese.

INSIEME ritiene che l’attuale momento richieda ben più alta ed adeguata consapevolezza rispetto a quella dimostrata da tutti i partiti. Non è in gioco, infatti, esclusivamente l’elezione del Capo dello Stato, e neppure solamente il futuro del Governo, bensì la credibilità dell’intera azione politica richiesta per affrontare tutte le importanti sfide che l’oggi ci propone. In modo da prepararci a quelle che, inevitabilmente, sono destinate a presentarsi con la fine della stagione della pandemia e l’incombenza delle questioni poste dall’irrisolta questione del debito pubblico, della spesa pubblica, della mancata equa redistribuzione delle risorse, dell’ancora troppo alto livello della disoccupazione (specie giovanile), della precarietà del lavoro, delle vecchie e nuove disuguaglianze le quali, semmai, nel corso di questi ultimi due anni di cruciali problemi sanitari, economici e relazionali, si sono ulteriormente aggravate ed emerse in maniera sempre più insostenibile. In gioco è persino l’assetto democratico di cui abbiamo goduto finora.

La scelta del Presidente della Repubblica e l’azione dell’Esecutivo (quello attuale o uno nuovo qualora risulti necessario), dunque, devono essere poste in relazione all’impegno che il Paese nel suo complesso è chiamato a dispiegare sotto il profilo sanitario, economico, innovativo e formativo, costretto com’è da tutto ciò che tumultuosamente si modifica sul piano della geopolitica, di fronte alle sfide poste dall’innovazione tecnologia, dai cambiamenti produttivi, dall’esigenza di prendersi cura in modo nuovo delle persone, delle famiglie, dell’ambiente e dei territori puntando alla riduzione dei sempre più aggravati disequilibri sociali e geografici.

Ecco perché le prossime scelte devono essere orientate soprattutto a dotare l’Italia di una nuova classe dirigente, in grado di portare più sostanza allo sforzo da intraprendere perché il PNRR costituisca veramente un’occasione da sfruttare pienamente; non solo per salvare l’esistente, ma per farci ritrovare con un Paese davvero trasformato, più moderno e più adeguato alle sfide internazionali.

Dopo le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica INSIEME  auspica che in ogni caso il Governo operi nella chiarezza e sulla base di una convinta e leale assunzione di responsabilità verso il Paese, l’Europa e i nostri tradizionali alleati, quale  frutto della convergenza più ampia possibile attorno ad un progetto coerente di trasformazione. Ritiene inoltre necessario un impegno che risponda pienamente ai problemi che riguardano la formazione del consenso democratico e la definizione di una classe dirigente competente e capace di andare oltre la ricerca del proprio interesse personale, di partito o di gruppo.

Ecco perché INSIEME ribadisce la necessità d’introdurre una nuova legge elettorale di natura proporzionale e, soprattutto, diretta a ridurre la distanza tra eletti ed elettori.

Sullo sfondo, infatti, resta l’esigenza di restituire all’intera società civile quella voce e quella partecipazione che negli ultimi trent’anni di sistema maggioritario e bipolare sono state negate. Con le conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

La legge elettorale, però, può servire a creare i presupposti per un ritorno pieno a quei principi e sostanza della nostra Costituzione in forza dei quali i Padri fondatori avevano  previsto la definizione di un ben diverso quadro di regole per il sistema dei partiti, il rapporto di questi, da un lato, con i cittadini e, dall’altro, con le Istituzioni, oltre che per quanto riguarda la gestione della cosa pubblica.

Anche le questioni più eticamente critiche, come sono quelle del cosiddetto suicido assistito, devono essere affrontate andando oltre lo scontro forzatamente contrapposto tra due visioni nonostante, come in ogni società moderna, la pluralità delle idee, delle sensibilità, del mondo di concepire le relazioni tra gli esseri umani siano più ampie, persino più dialettiche, e proprio per questo più suscettibili di dar corso a decisioni condivise. Soprattutto in grado di rappresentare davvero sensibilità diffuse profondamente nella tradizione culturale e antropologica del Paese.

Ecco perché INSIEME condanna, sia nel metodo che nel merito, il referendum relativo all’art. 579 del codice penale, diretto ad ottenere la depenalizzazione dell’“omicidio del consenziente” e, in tal modo,  introdurre nel nostro ordinamento l’eutanasia attiva.

Altrettanta contrarietà dichiariamo fin d’ora nei confronti del referendum diretto ad ottenere la liberalizzazione della produzione e consumo della cannabis.

Premessa l’assoluta contrarietà al merito dei citati referendum proposti, considerata la avvenuta costituzione di due Comitati per il NO (Comitato per il no alla droga legale e Comitato per il no all’omicidio del consenziente, rispettivamente presieduti da Assuntina Morresi e Angelo Vescovi), INSIEME promuove il sostegno e la partecipazione ai suddetti Comitati.

INSIEME ritiene che, dopo la grave crisi pandemica, l’intero sistema politico debba ripensare le linee di fondo della “biopolitica”, superando la cultura di stampo individualista che ha connotato la cosiddetta stagione dei “diritti civili”, a favore di una lettura antropologica del nostro domani che apra una nuova prospettiva nel segno dei “diritti sociali” e di una promozione attiva del valore della vita.

Per questo INSIEME intende avanzare al Parlamento una petizione diretta a sollecitare, anche nel segno di una corretta applicazione dei primi articoli della stessa Legge 194, politiche attive di aiuto alla genitorialità e prevenzione dell’interruzione volontaria della gravidanza, indispensabili in un Paese che fa sempre meno figli, ormai sprofondato in un preoccupante “inverno demografico”.

In questi giorni assistiamo all’acuirsi di una grave crisi internazionale i cui sbocchi, ad oggi, sono imprevedibili dopo il fallimento dei colloqui sull’Ucraina.

INSIEME non può non ribadire il pieno sostegno a tutti i tentativi possibili per evitare un conflitto, per quanto esso possa limitarsi ad uno scontro di natura non nucleare. Oltre trent’anni dopo il crollo  del Muro di Berlino, si è ripiombati in un clima di Guerra fredda che è inaccettabile.

INSIEME crede nella Pace, anche se con ciò non intende un pacifismo generico e di maniera. Crede cioè, come dice l’art. 11 della nostra Costituzione, nel ripudio della guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” e ritiene necessario andare alla radice delle questioni che rendono critici i rapporti tra i popoli e tra le nazioni perché è là che è possibile comunque possibile giungere a soluzioni ragionevoli e valide per tutti i concorrenti.

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